Suonano potenti le parole di Isaia.
Ascoltiamole, esse rivelano la natura del Profetismo: "Il vero culto a Dio è spezzare il giogo posto sul collo degli oppressi e dare libertà agli schiavi, dividere il pane con il povero, alloggiare l'infelice senza casa e pronto per il prossimo... La tua giustizia ti procederà e la forza dell'Eterno sarà la tua retroguardia... Se lotti per la libertà, se sradichi ogni tipo di sfruttamento e ti togli dal pensiero invidioso ed il parlare maligno e il gesto minaccioso, arrogante. Se l'anima tua va incontro ai bisogni del debole e sazi l'anima afflitta, la tua luce si leverà nelle tenebre... E sarete chiamati guaritori, riscopritori di sentimenti per rendere gli esseri felici..." Bibbia; Profeta Isaia: 58.
Amici del "profetismo moderno" lasciamoci prendere dal cantico di Isaia, entriamo nella sua realtà evocativa e riconosciamo la giustizia, il potente augurio di libertà.
Sappiamo comunque che nella realtà della terra, l'ingiustizia prevale ed il giusto viene il più delle volte: ucciso, perseguitato, ingannato.
Avviene tutto il contrario: il giusto, colui che si comporta con libertà e conoscenza, viene crocifisso.
Quanti giusti ancora dovranno passare sulla croce, prima di risorgere nella gloria della loro Luce?
Ma noi sappiamo che la visione di Isaia risponde ad un bisogno di giustizia, risponde ad un bisogno di verità; le parole di Isaia sono vere, animicamente parlando.
Ma noi sappiamo che il comportamento giusto, di cui parla Isaia, riceverà la sua ricompensa in maniera incommensurabile.
Ma noi siamo chiamati a far sì che le parole di Isaia sempre si realizzano, in ogni dove.
Siamo chiamati ad essere nel contempo il "Giusto e l'Eterno".
Ma come possiamo far avvenire ciò se siamo così impotenti, e siamo così contraddittori e fragili nelle nostre insignificanti azioni?
Innanzi tutto dobbiamo fare nostra la visione del Profeta, nostra con tutta la nostra mente e con tutto il nostro corpo.
Questa visione opererà in noi trasformandoci da semplici sudditi, in autentici sovrani, in autentici "Cavalieri della Tavola Rotonda".
Sappiamo che "Nessuno può vedere il Regno di Dio se non nasce di nuovo" (Evangelo).
E quel nascere di nuovo passa attraverso l'inevitabile morte: "Passione-Morte, Rinascita-Resurrezione"; ma un conto è arrivare all'Ade, alla Morte (reale o simbolica), preparati da una potente iniziazione, protetti da una potente visione, e un conto arrivarci preparati dalla grettezza di una piccola visione, dalla grettezza-proprietà di una realtà "Servo-Padrone".
Noi dobbiamo di conseguenza operare e sognare affinché i Giusti che, per amor di Giustizia, sono stati umiliati e massacrati, abbiano la loro resurrezione dovunque, in noi e fuori di noi, affinché il "sacrificio di Abele", il giusto, si trasformi nella "resurrezione di Abele".
Il cantico di Isaia non si deve trasformare in frustrazione, in beffa, in illusione, in dissociazione, in un "mai che non sarà", ma in "un mai che diventa oggi".
Ed è per questo che andiamo a ricercare la verità... dovunque si trovi.