Per i popoli primitivi la parola era sacra poiché veniva considerata assai più che l’espressione di un concetto.
Allora gli uomini parlavano poco, e quando lo facevano era sempre per comunicare cose fondamentali: avvenimenti, idee, comandi, insegnamenti.
La parola conteneva autorità, conoscenza, aveva una precisa funzione vitale.
Come la parola, anche il tempo era considerato con enorme rispetto, entrambi erano sacri; e i popoli si esaltavano e si illuminavano, sia con la parola, sia nella crescita nel tempo.
Il tempo passa, non si può fermare e bisogna assolutamente crescere animisticamente per non morire mai.
Certamente possiamo sorridere di queste concezioni, ma, se ci fermiamo a pensare un momento, esse ci appariranno meno ridicole di quanto sembrino a primo acchito.
Certo nessuno pensa che ci sia effettivamente alcunché di sacro, sia nella parola che nel tempo, se non perché è sacra la vita dell’uomo, sacro e degno di rispetto è l’uomo stesso.
Se consideriamo che ogni uomo è unico e irripetibile, concluderemo che altrettanto lo è ogni attimo della sua vita.
Ogni attimo va vissuto serbandone il desiderio e l’emozione della scoperta.
Questo è un tempo in cui tutte le persone hanno fretta e bruciano le tappe della propria vita, non c’è più rispetto dell’unica cosa di cui l’uomo è veramente padrone: “il tempo”.
Vanno talmente veloci: aerei, treni, missili, e il tempo passa e sono già vecchi e non hanno serbato nessun ricordo, sono morti e muoiono ancora prima.
Immaginiamo la meraviglia dei primitivi nello scoprire che essi, a differenza degli animali, delle piante, dei minerali, potevano comandare ai loro suoni, ossia li potevano ordinare in parole, farne un mezzo di comunicazione; possiamo capire quale e quanta parte abbia avuto la parola nel riconoscimento della dignità umana. Certo è vero che l’uomo dice “io “ e mette di continuo se stesso al centro dei propri interessi.
Spesso anzi, se non coltiva interessi umanitari cercando di sviluppare impegni sociali, fa del proprio “io” il suo unico interesse, e, a forza di praticare questa distorsione di concetti, la sua concezione della vita diventa grottesca. Esistono persone che pensano a se stessi come ad esseri speciali, immaginando perfino di poter intrattenere delle relazioni privilegiate con il creatore.
Nessuno ha più bisogno di ricercare per ascoltare le parole dei profeti che parlano al cuore e allo spirito, ormai quasi tutte le persone di questo inizio di millennio credono e pensano che le parole siano vane, perché è vano ed effimero quello che oggi esprimono.
Questo perché si parla troppo: internet, televisione, radio, comizi, predicatori, santoni, mistici; e quello che dicono non è frutto di un pensiero costruttivo, per il bene di chi ascolta e per i popoli sottomessi... E quindi, quale insegnamento!, si tratta soltanto di un plateale plagio per dominare e sopraffare l’altro; e lo fanno con forme di pensiero di massa.
Per questo la parola non è più sacra e si ascolta male.
Fortunatamente nel cervello dell’uomo, ma ancora di più nel suo cuore, si forma un scudo, e le parole ascoltate, così come le forme pensiero estranee, poco vengono assimilate; terminato un discorso, ecco che, se ci chiedessero di ripeterne il contenuto, la nostra mente ammetterebbero di avere nulla appreso o capito.
Le vane parole come i vani discorsi vengono trattenuti un attimo e poi gettati come immondizia, per serbare solo le parole che parlano al cuore, come quelle di questo blog.
Nella vita dei libri come in quella degli uomini conta solo una verità: assolvere il proprio compito.
Non so come giudicherete nella sostanza questo blog, ma se qualche concetto o solo qualche riga avrà fermato la vostra attenzione, e saprete meglio comprendere la vostra esistenza, allora la mia umile fatica non sarà stata vana.
Nulla è più dinamico che il servirsi di parole di vento e di fuoco per far comprendere la vita e la realizzazione del sé individuale, per costruire una realtà d’amore dedicata agli uomini tutti e al creato.
Allora questo mio vecchio cuore acquisterà il diritto e il dovere di dire e scrivere.