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Il Concetto della Non Violenza - L'Errata Interpretazione Significato

Martedì, 27 Settembre 2016 01:24 Scritto da
Il Concetto della Non Violenza - L'Errata Interpretazione della Non Violenza. La non violenza è una scelta libera e ragionata non è una presa di posizione arbitraria, è il miglior metodo di lotta in condizione di maturità e consapevolezza, un rischio accettato con coraggio. Il massacro del villaggio senza opporre resistenza. Il piccolo popolo della montagna, senza difendersi si era lasciato massacrare, coinvolgendo gli stessi figli, per onorare il principio della non violenza. La non difesa dei più piccoli, degli indifesi è l'idolatria a un principio a cui sacrificare la comunità e i più piccoli e se stessi (simbolismo del caprone sacrificale sul fondo che guarda il massacro degli abitanti del villaggio con sguardo stupito). Il Concetto della Non Violenza - L'Errata Interpretazione della Non Violenza. La non violenza è una scelta libera e ragionata non è una presa di posizione arbitraria, è il miglior metodo di lotta in condizione di maturità e consapevolezza, un rischio accettato con coraggio. Il massacro del villaggio senza opporre resistenza. Il piccolo popolo della montagna, senza difendersi si era lasciato massacrare, coinvolgendo gli stessi figli, per onorare il principio della non violenza. La non difesa dei più piccoli, degli indifesi è l'idolatria a un principio a cui sacrificare la comunità e i più piccoli e se stessi (simbolismo del caprone sacrificale sul fondo che guarda il massacro degli abitanti del villaggio con sguardo stupito). Foto, Opera di Marc Chagall - (1966).

Voglio evocare la personalità storica di Gandhi, così simile a Gesù; non si deve dimenticare quello che effettivamente insegnò, non quello che gli vorrebbero far dire.

Nel suo diario: "Antiche come le montagne: la Verità e la non Violenza", egli dice: "Se dovessi scegliere tra la lotta armata e viltà, la verità mi insegna di scegliere la lotta armata; ma proprio perché sono un seguace della verità, la verità, quando non c'è viltà e c'è consapevolezza e coraggio, mi insegna la strada della non violenza".

Nello stesso spirito, quando gli riferirono che un piccolo popolo della montagna, senza difendersi si era lasciato massacrare, coinvolgendo gli stessi figli, per onorare il principio della non violenza; Gandhi si rammaricò della falsa ed errata interpretazione di questo principio, dicendo che la non violenza era una scelta libera e ragionata non una presa di posizione arbitraria, è il miglior metodo di lotta in condizione di maturità e consapevolezza, un rischio accettato con coraggio, ma non si poteva ne doveva obbligare i fanciulli, i deboli e gli indifesi e tutti coloro, che non avevano possibilità di scegliere a trovarsi coinvolti nell'estremo sacrificio che andava oltre la legittima difesa.

Non si doveva far subire violenza ai piccoli, potendoli difendere, in amore del principio della "non violenza" professata dai padri.

Così facendo, ai piccoli, agli indifesi, ai vecchi ai deboli, si sarebbe fatta violenza, "non facendo violenza ai violenti", il che non sarebbe stato certo applicato il principio Non Violenza, il che sarebbe stato ancora più distruttivo della stessa "violenza" che si sarebbe dovuto esercitare sui trasgressori, perché la non violenza risponde a razionalità, a verità, è cioè al servizio dell'amore, rispettando il più debole, amico o nemico che sia, e non è l'idolatria a un principio a cui sacrificare la comunità e i più piccoli e se stessi.

Inoltre Gandhi argomentava a favore dell'eutanasia la quale, secondo lui, si armonizzava con la regola della "non violenza" come stremo mezzo per abolire la violenza del dolore incurabile.

Tuttavia ognuno cerca di vedere ciò che pensa o a cui è abituato a pensare o di non vedere ciò che gli da fastidio, e guai a dirgli o insegnarli il contrario.

Tutto ciò è una parte importante del pensiero di Gandhi, piaccia o non piaccia.

Come si vede spesso, al di là della verità dei fatti, si attribuisce agli altri quello che si vorrebbe che gli altri fossero.

Gandhi non solo aveva una visione etico-individuale, ma aveva altresì quella sociale, etico ed economica-politica.

Per questo come tutti i grandi fu ucciso, non fu ucciso come si narra da un "pazzo mussulmano" il suo fu un omicidio politico (che ricorda quello di Kennedy).

Gandhi era un pericoloso ostacolo alla politica del partito del Congresso guidato da Neru; era un ostacolo (come in Italia Moro negli anni 70) per gli interessi del capitalismo internazionale.

Gandhi non volle mai la spartizione dell'India tra Mussulmani e Indù con la ritirata immediata degli inglesi.

Ognuno la pensi come vuole, e cerchi di rispondere a questi interrogativi, Buddha, Gandhi e Gesù tentarono di rispondere con saggezza al quesito della non violenza a se stessi e agli altri, anche noi dobbiamo farlo, senza chiudere gli occhi davanti ai fatti.

 

 

 

 

Letto: 5259 volte Ultima modifica il Martedì, 30 Maggio 2017 21:45

Solo quando ci si incammina sulla via "degli ultimi che sono i primi e dei primi che sono gli ultimi" (affinché non vi sia né primo, né ultimo; coincidenza e superamento dei contrari), solo allora si può diventare uomini d'amore universale, uomini che amano tanto l'amico e aiutano e amano lo stesso nemico che sente il bisogno dell'umanizzazione; uomini che, come il sole, mandano luce e vita e calore non solo all'amico, ma anche ai segreti bisogni di libertà del nemico.

Il Profetismo Moderno si svolge sulla rete, attraverso la rete si fa un ponte come dice il profeta moderno: Papa Francesco, il pontefice della religione Cattolica.

Egli afferma una grande verità: “Siamo in guerra, ma non è guerra di religione”;

io affermo: “In una società in cui la guerra non fa guadagnare niente a nessuno, in cui ogni individuo e ogni classe o strato sociale ci rimettono solamente, non nasce nessuna guerra”.

Facciamo dunque del Profetismo Moderno per sconfiggere, con parole chiare, ma di pace, chi fa guerra istigando persone scontente, senza valori veri; il primo è il rispetto per la vita, rispetto per le ideologie altrui, rispetto per il territorio, rispetto per la proprietà altrui.

Sappiamo che le parole, forse non tutte, hanno un potere, proprio per questo si devono dire parole sì azzardate, ma calibrate, significative. Ogni parola dunque ha un potere quindi vi espongo “l’etica del potere” proprio per chi userà parole per comunicare ai popoli, oggi i popoli della rete.

Ho già parlato dei mali del potere, ma ci si può dal potere attingere un po’ di bene, vediamo come?

Asceticamente con una esortazione: rinunciare ad esercitare un influsso (un’energia) sia benefico che malefico sui propri simili, usare la via di mezzo, considerare questa via: cercare la vita migliore, il lavoro migliore, il mondo migliore per l’individuo.