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Non esiste di fatto alcuna linea di demarcazione fra conscio e inconscio.
Non sono due menti distinte, come gli psicologi hanno sempre affermato.
Col termine "mente conscia" si intende quella parte della mente usata nel processo restrittivo.
Con "mente inconscia" si intende la porzione negletta, ignorata, preclusa.
Viene creata così una divisione, una scissione.
La maggior parte della vostra mente diviene estranea.
Vi alienate da voi stessi; divenite straniero alla vostra totalità.
Identificate il vostro Io con una piccola parte di voi, e ignorate tutto il resto.
La parte che rimane inconscia è sempre presente però come potenzialità inutilizzata, possibilità non colte, avventure non vissute.
Questo inconscio, questa mente potenziale e inutilizzata, sarà costantemente in lotta con il conscio.
Ecco perché si assiste sempre a un conflitto interiore.
Ciascuno vive una situazione conflittuale a causa di questa scissione fra conscio e inconscio.
Soltanto se si consente al potenziale, all'inconscio, di fiorire, si potrà vivere la beatitudine dell'esistenza... ma non altrimenti.
Se le vostre potenzialità rimangono in massima parte inattuate, la vostra sarà una vita frustrata.
Ecco perché più un individuo è utilitario, meno egli si realizza e meno sarà felice.
Quanto più utilitario è l'approccio - cioè quanto più si indirizza la vita al raggiungimento di un utile, meno si vive e più l'estasi sfugge.
La parte della mente che non può essere impiegata proficuamente nel mondo utilitario è stata negata.
Ecco come si giunge a questo.
Insegniamo ai bambini a mettere a fuoco la mente - a concentrarsi - perché senza concentrazione non sarebbero in grado di far fronte all'esistenza.
È la vita a richiederlo: la mente deve essere capace di concentrarsi.
Ma nel momento stesso nel quale la mente acquista questa capacità; essa diviene meno consapevole.
Consapevolezza significa avere una mente mente conscia, ma non a fuoco su nulla.
Consapevolezza è coscienza di tutto quanto sta avvenendo.
La concentrazione è una scelta.
Si esclude tutto tranne l'oggetto prescelto per l'attenzione.
È una limitazione.
Se state camminando per la strada, siete obbligati a limitare la vostra coscienza all'atto di camminare.
Non potete, di solito, essere consci di tutto quello che avviene intorno, poiché se lo foste non sareste più concentrati su nulla, la concentrazione è una necessità.
Saper mettere e conservare a fuoco la propria mente è indispensabile per vivere, per sopravvivere, per mantenersi in vita.
Ecco perché ogni cultura, in un modo a lei peculiare, si adopera alla restrizione della mente infantile.
I bambini, di per sé, non sono mai concentrati su nulla.
La loro coscienza è aperta in ogni direzione.
Tutto viene accolto e nulla viene escluso.
Il bambino è aperto a ogni sensazione; non vi è nulla che la sua coscienza rifiuti, il numero degli stimoli è enorme!
Ecco perché il bambino egli è così titubante, così instabile.
La mente non condizionata di un bambino è un fusso di sensazioni, ma con un tale tipo di mente egli non riuscirebbe a sopravvivere.
Deve imparare a porre freno alla propria mente, a concentrarsi.
Così, quando fate una scelta utilitaria imponendo limitazioni alla vostra coscienza, negate alla vostra mente l'attuazione di molte delle sue potenzialità.
Non usate più la totalità della vostra mente, ne usate soltanto una parte minima.
Il resto - ed è la parte maggiore - diventa inconscio.