Inconscio - L'Inconscio come si Attiva

Sabato, 14 Aprile 2018 21:31 Scritto da
L'inconscio diviene attivo e creativo soltanto se la vita acquista una dimensione in cui l'atto stesso in se è il fine. L'inconscio diviene attivo e creativo soltanto se la vita acquista una dimensione in cui l'atto stesso in se è il fine. La dimensione Festosa - Foto, opera di Marc Chagall (1887 - 1985)

L'adozione di un'etica utilitaristica nella vita è una necessità che esige però il pagamento di un prezzo enorme.

Avete perso la festosità della vita.

Se tutte le vostre potenzialità sono portate a fioritura la vita diviene una festa, una celebrazione.

Allora l'intera esistenza è una cerimonia.

Ecco perché affermo sempre che religione significa trasformare la vita in una celebrazione.

La dimensione religiosa (e non intendo le sette di varie divinità con il termine religione) è quella festosa, del non utilitario, del gratuito.

La Mente Utilitaristica non deve essere scambiata per l'intera.

Quanto rimane... la parte maggiore... la totalità della mente.. non deve essere sacrificata.

La mente utilitaristica, non deve divenire il fine.

Non deve essere soppressa: deve essere usata come mezzo.

 

L'altra - quanto rimane, la parte maggiore, il potenziale - deve divenire il fine.

Questo è quando intendo per approccio religioso.

In un approccio religioso, la mente orientata al raggiungimento di un utile (utilitaria) diviene il fine.

Quando ciò succede, l'inconscio non ha più alcuna possibilità di porre in atto le sue potenzialità.

Viene negato.

Se l'utilitario diviene il fine, vuol dire che il servitore ha preso il posto del padrone.

L'intelligenza, la restrizione, la concentrazione della mente, è uno strumento utile alla sopravvivenza, non alla vita.

La sopravvivenza non è la vita.

La sopravvivenza è una necessità - mantenersi in vita nel mondo materiale è giocoforza - ma il fine ultimo rimane sempre quello di raggiungere alla fioritura delle proprie potenzialità; di tutto quello di cui siete nati.

Quando vi siete realizzati pienamente, quando più nulla dentro di voi è ancora soltanto in germe, quando tutto si è attuato, è giunto a fioritura, allora e soltanto allora potrete sperimentare la beatitudine, l'estasi della vita.

La parte che avete rinnegato, l'inconscio, può divenire attiva e creativa soltanto se arricchite la vostra vita di una nuova dimensione: la dimensione del festoso, del gioco.

La meditazione, di conseguenza non deve essere un lavoro, ma un gioco.

Pregare non è un affare serio, ma un gioco.

Meditare, riflettere, prendere consapevolezza non è un'attività finalizzata all'ottenimento di uno scopo (pace, felicità, scelte di vita...), ma qualcosa di cui si deve gioire come fine a se stesso in modo del tutto naturale e automatico.

La dimensione gioiosa è la cosa più importante da cogliere... e l'abbiamo persa totalmente.

Per festoso, gioioso, intendo la capacità di gioire, momento per momento, di tutto quello che vi tocca.

Vi porterò un esempio chiarificatore: io vi sto parlando.

Se sono ansioso del risultato, questo parlarvi diviene un occupazione, un lavoro.

Se invece mi indirizzo a voi senza alcuna aspettativa, senza alcun desiderio circa il risultato che le mie parole sortiranno, allora parlarvi diviene un gioco.

L'atto stesso in sé, è il fine.

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Letto: 4560 volte Ultima modifica il Sabato, 05 Febbraio 2022 19:47

Coscienza, Evoluzione e Immortalità.

Un discorso va fatto riguardo il senso della vita; la domanda che ogni individuo si pone: cosa serve vivere, amare, soffrire se poi tutto ha una fine.

Se dovessimo analizzare la storia evolutiva del genere umano non possiamo non vedere l'evoluzione dell'uomo tendere verso la perfezione, non solo fisica, ma soprattutto nelle facoltà psichiche.

In questa evoluzione il genere umano fa una passo avanti e due indietro.

L'inerzia non è dovuta ad imperfezioni nella materia di cui l’uomo è composto, ma a una anomala evoluzione della specie, il senso di distruzione e di violenza che anela nell'uomo lacera il cammino dell'uomo come un batterio patogeno. 

Con la “Teoria delle Coscienze Multiple” (1) si è fatta luce su processi psichici; teoria che possiamo ampliare ad ogni forma vivente.

Servono miliardi di cellule per comporre l'uomo, abbiamo visto che tutte queste componenti hanno una coscienza.

L'uomo agisce in base alla sua coscienza, che è la risultante di tutte le coscienze che lo compongono.

Ma quando l'uomo muore, le cellule che lo compongono si sgretolano, smettono di vivere anch'esse. La coscienza muore o passa solo ad un altro stato?

Se la coscienza cellulare è una caratteristica della cellula, quando questa muore tutto va perso, tutto sarà stato vano?

Ma se la coscienza che compone la cellula è una risultante dei componenti della cellula, allora la coscienza sopravvive alla cellula nei componenti che la costituiscono, siano queste: molecole, atomi e, perché no, nei componenti degli atomi: mi riferisco in modo specifico ai neutroni(2).

Sembrerebbe fantascientifico immaginare che i neutroni serbano qualche contenuto di informazioni che non sia quello di particella subatomica con una massa e carica elettrica netta pari a zero.

Ma se questa teoria un giorno fosse convalidata sarebbe la prova che l'uomo sopravvive nella coscienza degli elementi che lo compongono. Questi componenti dopo la morte dimorano disattivati in altre specie: vegetale, minerale; fino a tornare a comporre un nuovo organismo umano che concorre all'evoluzione. La modalità e l’organizzazione di cui faranno parte nel nuovo organismo sarà compito della Natura.

La prova di questa nuova coscienza risvegliata in un nuovo organismo sta nel comportamento corretto, la sua coscienza serba un ricordo, la memoria.

Ogni essere umano è unico, il suo temperamento va al di là della componente genetica, presenta aspetti innati nella personalità.

Certo ogni uomo è composto da miliardi di cellule e tutte queste componenti hanno una coscienza, ognuna fa il lavoro in base all'organo di cui fa parte, le coscienze più evolute faranno parte delle componenti organiche più rilevanti. C'è una analogia con l'umanità, tanti individui che coordinano ognuno con il proprio compito in base alle proprie capacità.

Non si tratta di reincarnazione, ma di evoluzione della coscienza della specie umana, servono miliardi di cellule per comporre un uomo e nei miliardi di componenti che comporranno l'uomo nuovo ci saremo tutti, nessuno è fuori dal gioco.

Note: 

(1) cap. IV Coscienza, Intelligenza, Volontà Testo: Io Sono, il Donatore di Cinzia Sibilla Biffino. Edizioni Sibilla. Avalon Genova.

(2) Neutrino physics - Alternative Theories of Gravity. D. Raso 2023 University of Genoa, Faculty of Engineering.

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La paura è stata il più grande oppressore dell'umanità perché vi ha impedito di conoscere e di esprimere chi e cosa siete.

Vi ha impedito di sperimentare la gioia e l'avventura della vita.

Vi ha costretti entro i limiti della povertà, dell'ignoranza, della malattia e della morte.

Vita dopo vita vi ha tenuti prigionieri della ruota della vita su questo piano della densità della materia.

E quando esiste la paura nella vostra consapevolezza, non può esistere l'amore di Dio, l'amore del Sé, l'amore del fratello a fratello, da dio a dio, non può mai esistere perché la paura soffoca l'espressione e l'esperienza dell'amore.

Non potete mai veramente amare e ricevere amore da ciò che temete.

Questa è la grande e unica verità da comprendere.

Riprendiamo il nostro discorso sul P. M. dopo un periodo di lungo silenzio per parlare di libertà, perché è importante in questo oscuro e tenebroso periodo risvegliare le coscienze attraverso antichi concetti con nuove terminologie moderne e attuali. Parliamo, quindi, del concetto di libertà, del moderno e nuovo concetto di libertà e di come si può fare per non farsi imprigionare, per non farsi ingabbiare la mente, la coscienza e dunque la "libertà individuale".

Parlerò ora delle leggi del nostro paese, (ma non solo dell'Italia o dell'Europa) e della loro trasgressione.

Dio, (la scintilla divina dentro ognuno di noi), l'illimitato processo del pensiero, l'Infinito, è in verità: senza – legge.

A differenza dei nostri governi che emanano articoli di legge, il Padre non limita i pensieri. Esso è la manifestazione dei pensieri che costituiscono il suo Essere – non potrebbe neppure farlo.

Dio è così: senza – legge, che ha permesso alla legge di essere.

Solo l'uomo è legislatore.

Solo l'uomo, che vive in un orizzonte limitato, crea norme legislative per controllare le azioni degli esseri umani.

Essere l'essenza illimitata che Dio è, e che io insegno umilmente ad essere, significa essere: senza – legge.

Vi spiegherò cosa significa: essere senza – legge; significa essere illimitati nel pensiero, nei vostri processi mentali.

Significa essere senza alcun pensiero, ideale o atteggiamento che restringa o limiti i vostri pensieri e con ciò i sentimenti che da essi provengono.

È assolutamente necessario che diventiate "illimitati" nei vostri pensieri per diventare la sublime emozione che Dio è.

Chi tra di voi che leggerà queste pagine, nel processo verso l'illimitatezza, riterrà accettabile trasgredire le leggi del proprio paese, sappia che con ciò sarà ancor più limitato di quanto non fosse prima.

Perché con tale azione dà credito, dà potere al pensiero che la sua libertà, la sua gioia, la sua illimitatezza, la sua divinità risiedono al di fuori del suo essere e non dentro di lui.

C'è forse cosa al mondo per cui valga la pena essere più limitati?

Nessuna!! Proprio nessuna.

Amici, cercate di comprendere: la libertà proviene da dentro.

La libertà deve essere riconosciuta ed accettata dentro di voi, sapendo che siete sempre liberi, degni e nobili del vostro carattere, sempre liberi di rispettare ed amare voi stessi e gli altri, sempre liberi di pensare qualunque pensiero e di vivere l'emozione di tale pensiero.

Questa è libertà.

Questo è essere illimitati.

Questa è gioia.

Questo è ciò che vi permette di essere sempre nel regno dei cieli che, in verità, è dentro di voi.

Ci sono grandi maestri, sublimi dei, che vivono sotto governi più oppressivi e restrittivi del vostro mondo, è tuttavia rimangono liberi.

Rimangono liberi!

Potete rinchiuderli in prigione, ma non potrete mai imprigionare le loro menti e i loro pensieri.

Grazie all'illimitatezza dei processi del loro pensiero, essi sperimentano quella gioia e quella libertà che molti di voi, in questo grande paese, cercano strenuamente di raggiungere.

Potete anche minacciare di tagliar loro la testa, ma potete forse con ciò intimidirli e privarli della gioia del momento?

No!

Perché ognuno di noi che ha una coscienza individuale e non strutturata in un sistema, sa di essere eterno, unico, sa che il suo regno è eterno Pensiero.

Nel nostro e vostro governo, che avete costituito, come dicono: "dal popolo, attraverso il popolo, per il popolo”; quel popolo, cioè voi, determina le norme legislative.

Se avete scelto di vivere entro i confini di questo paese, avete anche accettato le sue leggi e dovete, quindi, attenervi ad esse nei vostri rapporti con gli altri esseri.

Se avete scelto di vivere in questo regno, allora amatelo.

Amate la vostra decisione di essere qui.

Se c'è una legge o una norma che non vi aggrada, o che sentite di non poter permettere che esista, allora cambiatela, ma fatelo con strumenti pacifici.

Avete dentro di voi il potere di farlo!

Siate giusti.

Essere “giusti” significa fare un giusto uso del sé.

Significa essere benedetti, degni e nobili nel vostro carattere, nei vostri atti e nelle vostre azioni, rispettando la libertà dentro di voi.

Amate il vostro paese “dal popolo, attraverso il popolo, per il popolo”.

È uno splendido paese.

Amate i legislatori, la Costituzione.

Voi siete i legislatori, vostra è la Costituzione.

Rispettando le leggi del vostro paese.

Se non vi piacciono, cambiatele.

Se non desiderate cambiarle, onoratele o cercatevi un altro paese.

Ma permettete sempre la libertà d'essere illimitata nel vostro pensiero.

"Il mondo attuale è popolato da volgarità, violenze e stiamo assistendo al divulgare del bullismo, cosa ne pensate voi del Profetismo Moderno, ?" da un post.

Risposta: "Ci si deve chiedere, quindi, a cosa serve l'educazione e cosa provoca la sua mancanza, in una società democratica: si può rispondere che essa (mai come oggigiorno!), serve a far percorrere, a un giovane, una strada nella quale evolverà da una situazione di passività e debolezza riguardo all'ambiente, ad una nella quale egli avrà acquistato quella capacità d'agire che poi lo connoterà e gli consentirà di porsi razionalmente nella società in cui vive.

L'educazione serve quindi a dare sana potenza, quella potenza che poi si trasformerà in qualità di lavoro e di opere e che quindi, alla fine, giustificherà il cittadino.

In considerazioni di tali scopi, l'educazione dovrà preparare un ambiente libero, privo di condizionamenti, non solo sull'educando, ma anche sull'educatore.

Oggi mancano (sono venuti a mancare sia gli educandi che gli educatori), non ci sono più i maestri (scuola e famiglia), ma si sono aggiunti in negativo (cattivi maestri) la televisione, i social, dove tutto si può dire o fare.

Aggiungo, in breve, sarà importante non vedere, nell'educazione in sé, qualcosa di strumentale e finalizzato a un interesse parziale.

Ciò pensava anche John Dewey, il quale dava, all'educazione, la stessa giustificazione pratica che dava alla democrazia, la quale non può concepire il cittadino carente di potenza civile, tale è l'educazione!

Inoltre, l'educazione, in sé, ha dunque questo fine: di evitare che lo Stato sia popolato di plebei (è noto che i principio di libertà educativa, fondato sul riconoscimento delle attitudini di "aristocrazia" e "plebe"), particolarità innate del carattere umano; e qui è giunto il momento di dare ulteriori spiegazioni.

Quali esseri naturale, aristocratici e plebei caratterizzano i popoli di ogni nazione; sono diffusi per tutti gli angoli della terra, discendono da tutte le fedi, filosofie, ideologi, convinzioni politiche, usi e costumi.

La giustificazione di questa scelta proviene, in parte, delle opere del filosofo F. Nietzsche, il quale adoperò tale metro per definire la morale di Stati, nazioni, ceti sociali, singoli personaggi.

Nel senso di questo discorso, ognuno di noi è aristocratico o plebeo, o entrambe le cose al tempo stesso, secondo rapporti che gli provengono dalla nascita e dalla educazione ricevuta dall'ambiente sociale in cui vive e agisce.

La differenza fra i due caratteri sta, principalmente, nella valutazione dei risultati: per l'aristocratico il risultato di ogni azione umana, di ogni impresa collettiva e di ogni legge, non è mai fine a sé, e ne giustifica l'utilità e il valore universale, o quantomeno sociale.

Il Plebeo, per sua natura, contrasta la verità di quest'astrazione e, dimostrando una intelligenza più concreta, accetta il valore limitativo dei risultati (le verità parziali), cosa che lo conduce, di fatto, a dominare il mondo, anche se poi l'ambiente che lui produce è di basso livello e necessità di perpetuo miglioramento.

L'intelligenza è la forza direttiva.

La volontà è la forza propulsiva.

L'uomo diventa migliore si "divinizza" allorché queste due forze si incontrano in un stesso punto di applicazione.

Il proprio autocontrollo, fa si che essi si convincono a restare fermi ai loro posti senza che le potenti onde della mente e delle idee contrarie lo possano agitare, o le cattive passioni spinte dell'egoismo.

Colui che riuscirà a dominare se stesso, sarà superiore a quanti non avranno saputo sottomettere la propria personalità, cioè colui che che domerà la sua natura inferiore (inconscio) rendendola docile strumento della sua individualità.

Ma colui che si prefigge lo scopo di dominare gli altri senza prima aver dominato sé stesso, rimarrà assai deluso e amareggiato dalle esperienze del mondo.

E' opportuno che colui che aspira a vivere nella serenità e lungimiranza, compia qualche sforzo di introspezione se vorrà vedere verso di lui rispetto degli uomini di buona volontà e di vera intelligenza, non curandosi degli sciocchi che non capendo si limiteranno nel cammino della verità e della conoscenza.

L'unica cosa che ci possa interamente soddisfare, che ci faccia vivere in pace (con noi stessi e con gli altri), è la consapevolezza di aver superato un gradino in più della scala dell'evoluzione e aver forgiato il nostro orizzonte intellettuale; ideali elevati, nel vigore della mente, nella potenza del pensiero, nella forza di volontà e nel suo proprio dominio.

Bisogna praticare, se si vuole attenere questo risultato, quotidianamente la concentrazione nelle sue due modalità: oggettiva e soggettiva.

L'uomo che non capisce perché, e per quale motivo è venuto al mondo, né qual è il fine della sua vita, né quale destino gli è riservato, progredisce istintivamente, subcoscientemente, senza piena conoscenza di sé al pari di un animale razionale.

Ed è quindi vero che i mezzi più efficaci per rinforzare la mente ed allargare il raggio d'azione dell'intelletto sono lo studio individuale su ciò che siamo e cosa realmente vogliamo; è importante documentarsi, ma non si può affermare decisamente che siano i libri la vera fonte del sapere, ma lo studio diretto del mondo e degli uomini è la fonte eterna di conoscenza attiva, di modo che, per noi, ciascun individuo sia l'espressione del suo vero essere.

Per quanto concerne le letture, ci si deve mettere allo stesso livello mentale dell'autore (cosa assai difficile), quasi ad iniziare, in questo caso un dialogo con lui seppur morto da una infinità di anni!

La mente è una, e nello stesso tempo varia.

E' una, soggettivamente; varia oggettivamente.  

La coscienza individuale si può considerare, come la fase o la foggia più elevata della coscienza umana.

Nell'aspetto inferiore dell'uomo si identifica la coscienza personale, quando egli, offuscato dalle cose materiali e abbagliato dal mondo oggettivo si immedesima con la personalità tanto da non riconoscere, anzi, negare il suo vero essere.

L'uomo si concentra oggettivamente e riconosce il suo vero io, prendendo quindi coscienza della sua individualità, solo quando si rende conto che né il corpo, né le emozioni, né alcuno dei sui pensieri sono realmente il suo essere.

 Nella concentrazione oggettiva, detta dai psicologi introversione, e rimanendo se stesso nel suo intimo, potrà notare che l'Io può scindersi in due aspetti distinti.

Questi due aspetti sono l'"io" e il "me".

Solo in questo modo si può capire l'attuazione dell'Io su se stesso, e la fattibilità che l' "Io" si identifichi con l' "io" (nell'introversione), così espressa l'identificazione sembra una cosa superflua, mentre se si identifica dell'"Io" con il "me", assume il carattere di logica razionale.

Chi non l'avrà per introspezione sperimentata, la scissione dei due aspetti dell'individualità, "Io" e "Me" sembrerà irreale e fantasiosa; mentre è una verità evidente per gli studiosi di questo "strano" fenomeno psicologico.

 

L'Io è l'aspetto maschile; il Me, quello femminile.

L'Io prende ugualmente il nome di individualità, mente attiva, coscienza operante.

Il Me si denomina anche coscienza ricettiva, mente passiva o personale.

Quasi tutta l'umanità quando dice "Io", si riferisce al "Me".

La coscienza che abbiamo del nostro corpo fisico con le sensazioni in essi prodotte dai sensi si identifica nel Me.

Gli esseri umani più arretrati nel loro sviluppo spirituale, fanno convergere la loro coscienza nell'aspetto fisico e materiale della vita; vivono nella loro personalità.

Altri ancora, avendo un maggiore grado di arretratezza, stimano tutta loro roba, la mobilia, il guardaroba e tutti i gingilli personali, parte integrante del loro essere.

 

L'uomo evoluto, scinde dal suo corpo fisico l'idea del Me,considerandola non più parte integra del suo essere, bensì come uno strumento di espressione e manifestazione di cui si serve nel corso della sua vita terrena.

Indubbiamente l'uomo si identifica con le sue emozioni, idee, soddisfazioni e il ripugna fin tanto che si accorge che anche questi stati d'animo e di mente sono sottoposti a mutamenti e alle leggi e dell'attrazione.

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